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mercoledì 8 gennaio 2014

Carlo Emanuele I, Giulio Cesare Vachero e la Colonna infame.

(I)

Nel 1625 la Repubblica di Genova era bersaglio di Carlo Emanuele I che cercava, con l'aiuto dei francesi, di scacciare gli spagnoli, per prendere il dominio della Repubblica. Genova stava perdendo potere politico ma era ancora dominante dal profilo portuale e finanziario, grazie agli abili mercanti, banchieri e alla potente flotta.


Molti furono i tentativi di riscossa da parte di Carlo Emanuele che si rivelarono vani. 
Questo però, con il pretesto di riconfermare i diritti di Zuccarello (piccolo paese dalla posizione strategica) dichiarò guerra alla Repubblica (1625).

(II)

I genovesi riuscirono a sopraffare l'avanguardia franco-sabauda con l'aiuto di uno squadrone spagnolo.
Fu un'altra sconfitta per Carlo Emanuele che comunque non si arrese, cercando poco dopo di cogliere di sorpresa la Repubblica.

Anche il tentativo con Vincenzo de Marini fallì e questo nel 1627 venne decapitato.

(III)

Nel 1628 Carlo Emanuele ci riprovò facendo questa volta leva sui molti popolani arricchiti che volevano entrare a far parte della nobiltà, rovesciando l'oligarchia vigente.

Così tornò alla carica con una congiura delle più pericolose. I cospiratori scelti da Carlo avrebbero formato un gruppo armato e,  occupando in un secondo tempo palazzo Ducale avrebbero ucciso più nobili possibile. Carlo Emanuele sarebbe sopraggiunto a guerriglia avviata.

Un uomo cupo di nome Giulio Cesare Vachero*.che già in passato era stato arrestato per il complotto di De Marini (rilasciato però per insufficienza di prove) era a capo di questo nuovo intrigo. Vachero ospitava i complici a casa propria, in Via del Campo.

Dalle fonti dell'epoca sembra che un traditore, tale Gianfrancesco Rodino, mosso dalla sete di denaro rivelò i segreti della cospirazione al Doge Gian Luigi Chiavari. 

Vachero però, informato del tradimento e dell'imminente arresto, riuscì a scappare e a nascondersi.
Qui però con un secondo tradimento e, grazie ad una soffiata Vachero fu scoperto e arrestato.

(IV)

Le ore successive all'arresto furono terribili. Venne infatti torturato prima del processo per trentasei ore consecutive, con la Corda e con la Veglia. Dolori dilanianti dati dagli strappi a cui venivano sottoposte braccia e spalle legate dietro la schiena lo portarono quasi alla morte.

L'uomo non rivelò mai il nome dei complici, né sotto tortura né sul patibolo.

I giudici lo condannarono alla morte per impiccagione ma questo, nonostante le torture afflitte, trovò la forza di chiedere a gran voce la morte per decapitazione (morte riservata a nobili e gentil uomini). La richiesta venne accolta.

(V)

Chi ora si recherà in piazza Vachero noterà una piazzetta coperta da una grande fontana. 
Questa fontana fu costruita dai discendenti di Vachero proprio per nascondere la Colonna infame che reca una lapide in marmo riportante un'iscrizione:

JVLIJ CÆSARIS VACHERIJ
PERDITISSIMI HOMINIS

INFAMIS MEMORIA

QVI CVM REPVBLICAM CONSPIRASSENT

OBTRVNCATO CAPITE, PVBLICATIS BONIS

EXPVLSIS FILIIS, DIRVTAQUE DOMO

DEBITAS PŒNAS LVIT

A. D. MDCXXVIII

Tale colonna venne fatta erigere "a monito" dal governo genovese, quando con l'esecuzione del "traditore" vennero sottratti i beni alla famiglia, la casa fu distrutta ed i figli esiliati.

(VI)

Carlo Emanuele cercò con ogni mezzo di salvare la vita a Vachero richiamando l'attenzione persino degli spagnoli con i quali al tempo scese in campo contro i francesi.
Fu inoltrata la domanda di grazia da Don Gonzalo de Cordoba (governatore di Milano) ma il governo genovese non la accolse.

Storia e fantasia:

Si dice che nelle notti senza Luna nei pressi della Colonna infame si aggiri il fantasma di Giulio Cesare Vachero. 
Sembrerebbe poi, che con la luce lunare il porfido illuminato della fontana riporti immagini orrorifiche.

*(Giulio Cesare Vachero dell'antica famiglia Vachieri di Sospello, ricordata con il titolo baronale di Chateauneuf
Questo infatti viene ricordato come oriundo di Sospello nella Contea di Nizza, parte dei domini dei Savoia. Famiglia questa che fin da 1200 aveva delle proprietà nella zona di via del Campo. Porta dei Vacca prenderebbe  il nome proprio da questa famiglia)


Fonti:

Per lo scritto: 

"Storia di Genova dalle origini al '600 "
Ed. Sagep. 
1981 

"Genova e le sue storie"
Giuseppe Marcenaro 
Ed. Bruno Mondadori 
2004

"Genova Segreta"
Giampiero Orselli, Stefano Roffo
Ed. Ligurpress
2010

Per le immagini:

I) Stemma originale della Repubblica di Genova come appare nell’Atlas Major del 1680

II) Paese di Zuccarello (particolare del Castello)

III) Carlo Emanuele I (Carlo Emanuele I di Savoia, detto il Grande e soprannominato dai sudditi Testa di Fuoco per le manifeste attitudini militari)

IV) Torre Grimaldina di Genova (1307) utilizzata come carcere dalla fine del XV secolo ai primi del XX secolo.

V) La Fontana di Via del Campo fatta costruire dai discendenti del Vachero.

VI) La Colonna infame. Eretta sopra i resti della casa del Vachero. In realtà quella che vediamo oggi è  un rifacimento in cemento dell'antica colonna di cui rimane solo la lapide marmorea: l'antica colonna si trovava infatti in mezzo alla piazza: Fu demolita per poter utilizzar lo spiazzo come parcheggio. Sempre perchè la Storia e la Cultura sono poca cosa rispetto all'economia.
Questa la traduzione dell'iscrizione riportata sulla lapide marmorea:

A memoria dell'infame
Giulio Cesare Vachero
uomo corrottissimo
che, poiché cospirò contro la Repubblica,

avendo tagliata la testa, prelevati i beni,

esiliati i figli e distrutta la casa,

pagò le pene dovute.


Anno del Signore 1628”


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