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venerdì 20 dicembre 2013

Tradizioni liguri legate al Solstizio d'Inverno ed al Natale...


Provate a chiudere gli occhi ed a pensare per un momento ad un paesaggio di campagna o montagna innevato. Immaginate i tetti delle case resi bianchi dalla neve, i comignoli fumanti, gli alberi spogli, alcuni, come Cachi, Corbezzoli e Rose Canine colorano il paesaggio bianco con varie sfumature dall'arancione al rosso. 
Questo è il periodo in cui il gelo apre le porte al Re Inverno, questi sono giorni di rinascita. La Natura infatti riposa aspettando che il sole primaverile con il suo tepore torni a riscaldarla. 
Il giorno dopo il Solstizio d'Inverno le giornate cominciano ad allungarsi anche se di poco e la luce prende il sopravvento sull'oscurità.

Prima di parlarvi delle tradizioni del popolo ligure riguardanti il periodo solstiziale e natalizio vorrei soffermarmi su un punto in maniera molto veloce, accennandolo puramente a titolo informativo.
Il Natale, così come lo conosciamo noi, fu istituito per sostituire la festa pagana del Solstizio d'Inverno (Sol Invictus) nel 350 da Papa Giulio I.

Culti e tradizioni solstiziali e natalizi.

A Genova gli abitanti delle valli interne e di montagna offrono al Doge il "Confuoco" (Confoegu) il quale lo accenderà, non prima di avergli versato sopra vino e confetti.

La mattina di Natale un carro addobbato con nastri e campanelli attraversava, trainato dai buoi, la città trasportando un ramo di Alloro (Ofoeggio) simbolo di pace, buona sorte e prosperità.
Questo veniva trasportato nella piazza principale della città davanti a palazzo Ducale, dove alla presenza del Doge e dell'Abate veniva svolto a punto il rito. 

La cerimonia si svolgeva non prima che l' Abate, giunto al cospetto della massima carica repubblicana, proferisse le seguenti parole di saluto: "Ben trovòu, Mesê ro Duxe" (Ben trovato, signor Doge) il quale rispondeva con l'affermazione: "Ben vegnuo Mesê l'Abòu"(Ben venuto, signor Abate).


Da qui tutti guardavano con ammirazione e deferenza le fiamme. Se queste erano alte e vigorose l'anno nuovo sarebbe stato prospero e pacifico, al contrario, fiamme basse e deboli avrebbero portato guerra e carestia.

In Liguria, sia nelle valli interne che in montagna non si ha il culto dell'Abete come molti vogliono far credere, ma vi è il culto dell'Oufoggiu (Alloro). Come per il rito del Confuoco infatti veniva tagliato un ramo di Alloro e portato, la mattina del Solstizio, in casa dove nella stanza d'entrata veniva riposto e abbellito con fiocchi colorati (bianco e rosso, colori sacri a Genova) maccheroni, frutta essiccata, come mele ed arance ed anche mandarini, corbezzoli e gallette. Un piccolo rametto andava nella stalla.


Il giorno del Solstizio si preparava il pandolce che veniva impastato dalle nonne della famiglia che lo portavano "a letto". Infatti, per far si che la lievitazione con il freddo notturno non si rompesse, veniva adagiato sotto le coperte, e con il caldo del corpo e l'aiuto del prete (scaldino a forma di arco) si faceva si che non vi fossero inconvenienti nella lievitazione.


Il più anziano ed il più giovane della famiglia, al mattino di buon ora, prendevano il pandoro e vi tracciavano una croce nel mezzo, prima di metterlo a cuocere.
Appena cotto, veniva adagiato sotto il ramo di Alloro fino alla mattina di Natale giorno del "taglio".

Nel mezzo del pandolce si adagiava un piccolo ramoscello di Alloro che doveva poi essere tolto nel momento del pranzo di Natale dal più giovane della famiglia, che doveva anche tagliare le porzioni. Il più anziano, invece, doveva servire le fette, portandone le prime due alle mucche nella stalla.


La tavola solstiziale:

Sulla tavola solstiziale e natalizia come poi sulla tavola del "Dono" non dovevano e non devono mancare vari elementi simbolici, vediamoli più da vicino:

-Una manciata di sale grosso, contro ogni sorta di maldicenza e di malocchio.

-Due pani di farina grezza, uno per i poveri e uno per gli animali.

-Un mestolo bucato (Cassa) 

-Un pugno di Corbezzoli, pianta solstiziale, pianta della luce che annuncia il ritorno del Sole, frutto della rinascita.

-Un mazzo di Erica, protezione per la casa e per le persone. Protegge anche le nascite.

-Un mazzo di Grano, conservato dall'ultima caccia allo Spirito del grano (ultima raccolta) a protezione della raccolta dell'anno venturo.

-L'Uva, portatrice di prosperità e ricchezza per tutto l'anno, c'è che ne mangia dodici acini la sera del Solstizio o del Capodanno.

-Un ramo di Vischio, simbolo del femminino, qui nell'entroterra simbolo di rigenerazione, simbolo del parto, della rinascita e di nuova vita.


Altra tradizione non meno importante era quella del Ceppo solstiziale o Ceppo natalizio..

Questa consisteva nel far bruciare giorno per giorno un ramo di Alloro nella stufa, dal giorno del Solstizio alla mattina del primo dell'anno, giorno in cui si prendevano le ceneri rimaste spargendole ai quattro angoli della casa, della stalla e, quelle rimaste, le si portavano nei campi. Questo faceva si che si allontanassero le malelingue, le febbri, il lampo ed il tuono.

La notte del Solstizio d'Inverno, alla mezzanotte si raccoglieva l'acqua da una delle fonti del paese e la si doveva conservare in casa, affinchè guarisse i dolori muscolari, e le febbri. Questo rito lo si spostò poi con il tempo nella notte di Natale o nella notte di Capodanno. Molti comunque nei paesi continuano con l'arcana osservanza che ne vede la raccolta nella notte del Solstizio.


Per approfondire:

" Luisa e Andrea, fratello e sorella, lei 92 anni, lui 80. Nella loro antica casa di Bogliasco, ricca di oggetti che ci riportano al passato, abbiamo ritrovato l'albero di Natale così come i vecchi genovesi lo preparavano in occasione delle feste natalizie: un grande ramo di alloro posto in un vaso, e adornato delle classiche lucine e decorazioni del Natale.
In effetti, ci dice la signora Luisa, anticamente si appendevano all'albero mele, mandarini, fichi secchi, ramoscelli con i frutti rossi e gialli dei corbezzoli, oppure i grossi maccheroni legati con un nastro rosso. Andrea anche quest'anno è andato a cercarsi un «cimello» di alloro e lo ha preparato come ha sempre fatto ogni Natale, fin dalla sua infanzia. Il ramo di alloro, perché esso, per sua natura sempre verde, è simbolo cristiano della vita eterna, e, nel caso particolare del Natale, della nuova vita portata con l'avvento del Redentore. Oggi l'abete nordico, più ricco e scenografico, ha sopraffatto l'alloro, ma non sarebbe una cattiva idea riprenderci l'uso natalizio del nostro sempreverde, tra l'altro anche facilmente reperibile nei boschi liguri e senza tema di danneggiare il verde, (con buona pace degli ambientalisti) in quanto l'alloro è una pianta che si rigenera con grande rapidità. Ne sa qualcosa, in proposito, chi ha un alloro nel giardino di casa che continuamente deve essere potato per contenere la sua rapida vegetazione. 

Un modo come un altro per difendere la nostra cultura, le nostre tradizioni. E Luisa con Andrea sono molto legati alle nostre tradizioni, vivono la loro vita anche nel sereno ricordo di un passato che non c'è più, ma che forse può ancora insegnarci tante cose. E per Natale anche quest'anno hanno cotto il loro pandolce, fatto secondo gli antichi crismi e che il giorno di Natale, riuniti con i nipoti, porteranno in tavola.

Il pandolce, come da tradizione, sarà ornato con un ramoscello di alloro..."

Intervista fatta per "Il Giornale.it" da 
Pierluigi Gardella
Sabato 24/12/2005 





Fonti:
Immagini dal web.
Per gli scritti, mie interviste agli anziani abitanti dei paesi.

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