Miti,
leggende e tradizioni del Lazio (Roma)
" La Strolica "
L'indovina
ci aspettava di sera, all'imbrunire, in un vicolaccio sterrato, buio,
appena appena illuminato da una lampadina anemica.
Mia madre, con una specie di riverente timore, disse che aveva portato qualcosa per l'incomodo, e depositò da una parte, su una specie di tripode intarsiato in ferro battuto, un bottiglione di olio del nostro oliveto, una gallina già spennata, a cui aveva tirato il collo al mattino, e diverse uova incartate con un giornale.
Dopo aver
ascoltato con attenzione, la " stròliga " prese un' ampollina
di olio, ne versò una goccia nell'acqua.
Io vidi che la goccia
grassa si sparse e si dileguò nel liquido bianco.
La maga storse la bocca scarna, dalle labbra sottilissime che scoprirono una dentatura tagliente. Quindi, tornò a versare altre gocce, non so bene quante.
Si formarono coaguli gialli assai densi, che
scivolarono verso il bordo del piatto.
Con gesti misurati, con
espressione misteriosa, gettò il contenuto in un bacile che non
avevo notato prima.
Tolse via il contenitore spianato e prese una
scodella dall' ampio fondo.
Versò nella cavità molta più acqua
di prima.
Poi, recitando alcune parole intrugliate fra i denti, velocissime, e segnandomi il capo con segmenti esperti delle sue mani leggere, che mi riempivano di piacevoli brividi, mi impose di pensare a tre nomi di donna.
Pronunciai i primi che mi venivano in
mente.
Lei tacque.
Quindi gocciolò l'olio, misuratamente, e le
combinazioni chimiche fra il grasso e il liquido che ci disseta,
furono identiche alle altre.
Guardò mia madre, con occhi a fessura, come una gatta selvatica.
Poi sentenziò: "Cià o
malocchio, è na fattura ammorte!".
Prese da un tiretto
scricchiolante uno spillone, me lo puntò sul dorso della mano,
leggermente.
"Lo vedi ?" disse a mia madre; "Nun
esce sangue. Si nun se sbrigamo, sto regazzino more…".
Non
alzai il viso, e quindi posso solo immaginare la reazione di colei
che tanto fiduciosamente mi aveva accompagnato dalla maga.
"Nun
parlà", le ingiunse questa.
Prese una statuina, non so se di una santa o di una dea pagana, disegnò nell'aria un cerchio, me la appoggiò al viso e proferì a voce strusciata: " Dimme artri tre nnomi de femmina…"; e io ripetei uno dei primi già enunciati; non so perché, gli altri li cambiai.
"Ecco qua", fece lei, questa è la iettatrice, è essa che vòle male…; poi, rivolta a mia madre, in tono solenne anfanò: " Io me levo o malocchio a tu' fijio, doppo me porti 'na fotografa de quella, e je faccio a essa a fattura a mmorte, accosì se 'mpara a vole male a la gente, specie a li regazzini innocenti !".
Bisognava rintracciare il rospo sepolto dentro qualche buca, a macerarsi sulla mia fotografia, senza aria, senza cibo né acqua.
C'era poco tempo, ripeteva la maga. "E andò starà sto rospo ?", chiedeva allarmata mia madre. "Ce lo deve da dì quella che ja fatto a fattura a sto regazzino…
Devi anna a parlà co quella
che jé vo' mmale…", e fece il suo nome, cioè quello che io
avevo ripetuto due volte, a casaccio; "tu essi umile, devi fà
finta de gnente, fatte rivelà chi è la stròlica che conosce: doppo
ce penzo io…".
( Racconto dello scrittore Aldo Onorati (Magia nera e riti satanici nei Castelli Romani, 1995).
Personale
esperienza con una stròlica di Albano Laziale ).
Approfondimento:
La " stròlica ", termine dialettale, sinonimo di maga o fattucchiera nei Castelli Romani, è un personaggio di una realtà provinciale, che fino agli inizi degli anni '60 vive ancora i valori e i simboli della cultura contadina.
Sin dall' Antico Egitto il ricorso a pratiche magiche era usato per ottenere difesa e protezione dalle difficoltà prodotte dalla natura.
Anche presso la cultura
persiana, passando per quella greca e quella romana, la magia era
considerata una forma importante di sapienza.
Tuttavia è nel medioevo che le scienze occulte finiscono per essere al centro di violente e sanguinose persecuzioni.
Il fanatismo religioso, nel
nome del Cristianesimo, creò circa quattro secoli di terrore con lo
sterminio di decine di migliaia di donne, vittime di una cultura
sessuofobica e ossessionata dal peccato.
Infatti è proprio in questo periodo che, con la fine del paganesimo, alle donne viene negata la possibilità di avere ruoli attivi nella " gestione del sacro ".
Per questo motivo alle donne non restò che
rivolgersi alle scienze occulte per riappropriarsi dell'opportunità
di " agire " sia nel mondo della metafisica, sia in quello
culturale.
Nella cultura popolare era opinione comune che le streghe sapessero predire il futuro, praticare arti magiche, compiere incantesimi.
Dal latino Strix, con il quale si indicava il barbagianni e la civetta, deriva il termine strega.
Nelle regioni
del nord Italia si trova la forma dialettale stria, Strèa e Stròlega, nel Lazio Stréca, Stréva; in Abruzzo è registrato il
lemma Ianàre o magra; in Basilicata e in Puglia Masciàra, Striàra
e Stulàra.
Il termine dialettale Stròlica è una variante di Stròlaga, risalente al pisano Stòlago, dal latino Astrologus cioè
astrologo.
Nei Castelli Romani fino agli anni '50 era pratica
condivisa rivolgersi alla Stròlica per risolvere le cause dei
presunti malefici.
Ringrazio Fabiola per aver scritto questo articolo, grazie per la collaborazione.
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