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giovedì 7 marzo 2013

Tra Tradizione e Magia. Parlando di Streghe in Liguria...

"   Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno,
che cacciar de le Strofade i Troiani
con tristo annunzio di futuro danno.

Ali hanno late, e colli e visi umani,
piè con artigli, e pennuto 'l gran ventre,
fanno lamenti in su li alberi strani..."
( Dante, Inferno, XIII )

La mia regione è stata fin dalle epoche arcaiche una terra che ora chiameremmo " multirazziale ".

Difatti a cominciare da Genova dove le varie etnie si sono mescolate alla " razza " autoctona si è visto un mescolarsi di lingue e religioni.


Questo però a cominciare dal 1508 in poi, non sara' ben visto dalle autorità ecclesiastiche e anche per colpa delle varie pestilenze ( articolo in questo blog ) porterà ad uno scontro tra cristianesimo e culti naturali.

Questi " culti naturali " si basavano sulla venerazione della Grande Madre, cioè la Natura.
La Grande Madre, si trovava in tutte le cose, veniva pregata, venerata attraverso, nenie, cantilene e riti, che ancor oggi troviamo, riportati alla luce attraverso ricordi e detti popolari.

La Liguria ha un legame molto stretto con quella che, ora chiameremmo stregoneria, lo si denota e lo si trova nelle varie tradizioni dei paesini sparsi per l'intera regione.

Molti sono i paesi dove le Strìe, le Streghe, le Basure si riunivano in congreghe, basti pensare a Triora, Molini e San Siro di Struppa, ma sono solo tre dei moltissimi paesi che fecero la storia delle Streghe liguri.

Il termine Bazura, Basura o Baggiura il quale indicherebbe la Strega nel dialetto ligure, ha una storia ben più " oscura ", difatti starebbe ad indicare un " incubo " cioè una creatura capace di trasformarsi in animale notturno, quindi potrebbe rappresentare anche una semplificazione popolare-contadina delle terribili creature metà donna metà uccello della mitologia classica ( pensiamo alle Arpie ).

Vi è una cantilena in dialetto che fa così :

"...Compà, comà, nisseue,
se no cacciae o figgieu o ve meue.
O l'è nasciuo in scia terrassa
Con 'na ramma de cetron
O l'è nasciuo sotto o letto,
Con 'na gamba de bricchetto
O l'è nasciuo in scio barcon 
Con 'na ramma di cetron,
aoa ghe son, aoa ghe son
e facce brutte da-o barcon.
aoa ghe son, aoa ghe son
e facce brutte da-o barcon..."

Qui si parla per l'appunto di questi " Incubi " di queste Baggiure che secondo la tradizione divorerebbero, giocherebbero e succhierebbero il sangue ai bimbi ancora in fasce.




Bibliografia:
La filastrocca popolare è stata estrapolata dal testo "Liguria stregata" di Laura Rangoni, Edizioni Servizi Editoriali anno 2006

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